ANGELO BELLOBONO
COMMUNITY PROJECTS
TERRA DI SILA BRUCIATA 2015

#BoCS # RESIDENZA ARTISTICA COSENZA 2015
Dalla terra puoi lasciarti travolgere o ascoltarla raccontare. Ho scelto di ascoltarla camminandoci sopra senza calpestarla, e la sua potenza mi ha raccontato quello che doveva essere ascoltato. I complessi di inferiorità e le fraintese modernità sono alla base dell’instabilità del mondo. Questo si percepisce nettamente nel nostro paese ed in tutta l’aria mediterranea, un’amnesia dei luoghi che disintegra intere comunità senza produrre nulla di nuovo, ma solo rifiuti di esistenze, accennate e che raschiano il fondo.
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L'ultima cavallerizza, ritratto dell'ultima abitante di Cavallerizzo, su rosone recuperato nel paese crollato, acrylic on plaster board, 80 cm
L'ultima cavallerizza, ritratto dell'ultima abitante di Cavallerizzo, su elenco telefonico recuperato nel paese crollato, acrylic on paper
Paesaggio silano, su elenco telefonico recuperato nel paese crollato, acrylic on paper
L'ultima cavallerizza, ritratto dell'ultima abitante di Cavallerizzo, su libro recuperato nel paese crollato, acrylic on paper
Segnaletica stradale con scritta
Interni di case nel paese crollato di Cavallerizzo
Interni di case nel paese crollato di Cavallerizzo
L'ultima cavallerizza, ritratto fotografico dell'ultima abitante di Cavallerizzo
Crollo con decoro, dipinto su ferro, Cosenza
Occidente, Cosenza
Tra due mari, Cosenza
Tra due mari, Cosenza

Cosenza, la Calabria, la Sila, la cultura Arberesche, mi hanno offerto più di quanto le parole di Levi, De Martino e Pavese erano, finora, state in grado di darmi.  Il conflitto tra una civiltà che crolla, ma vuole continuare ad esistere, che resta viva sotto macerie, che dialogano attraverso squarci sotterranei.  La Calabria che ho conosciuto è potenza assoluta, resistenza di un sud che vuole riaccogliere e raccogliere, rimescolandola, la sua storia e la sua memoria.
La residenza, situata sul lungo fiume Crati, che nasce sui versanti Silani occidentali e sfocia sulle coste orientali, è circondata dalle montagne e dal centro storico della città, un nucleo di case precarie che disegnano un luogo che vive di vita propria.
Ancora una volta ho cercato un senso di appartenenza corporale ai luoghi, un’esperienza necessaria a leggere le sedimentazioni del paesaggio, le sue memorie primordiali, i suoi archivi e suoi incontri con l’uomo, esperienza tramutatasi in azioni, dipinti e incontri, al fine di attivare una riflessione sull’idea di confine e paesaggio, territorio vissuto, percepito e condiviso.
Partendo quindi dalla Sila, spartiacque ideale tra oriente e occidente, ho cominciato il mio percorso di scoperta e relazione con questi luoghi, continuando a ricucire le montagne di questo Mediterraneo, che si sta rivelando uno dei luoghi attualmente più interessanti al mondo.
Dunque su quelle montagne, ponte tra oriente ed occidente, ho sventolato bandiere, di quelle montagne ho dipinto atmosfere, in quelle montagne ho scoperto la resistenza di antiche culture venute da oriente, gli Arberesche. Poi, scendendo, ho scoperto la stupefacente bellezza del centro storico di Cosenza, di coloro che lo abitano, un luogo anch’esso montagna, di rovine, ma non di morte, perché vivo anche nei meandri più abbandonati.
Cominciamo dunque a raccontare queste due intense settimane.
La visita rubata a Cavallerizzo, Kajveric in Arberesche, mi ha permesso di conoscere una storia importante.
A Cavallerizzo non è permesso entrare, dal marzo 2005 una frana ha isolato questo antico borgo albanese sulle montagne calabresi. Tutta la popolazione fu trasferita in un anonimo villaggio, costruito su un sito geologicamente ancor più instabile... tutti tranne una, l'unica persona che ancora vive nel paese fantasma, l'ultima cavallerizza di Kajveric. La sua resistenza è lucida e determinata. Visitando il paese ho raccolto le sue parole e immagini, poi alcuni preziosi reperti trovati dentro le case distrutte, abbandonate in fretta con il loro carico di umanità quotidiana. Su un rosone, su un libro di Scandberg, l’eroe della resistenza albanese, e nella pagina di un elenco telefonico del 1992 relativa al paese, ho dipinto il ritratto di questa donna.
Poi, sulla vetta di Botte Donato, la cima più alta della Sila, ho lasciato piccole ed effimere tracce, per me importanti al fine di rappresentarla, la cima, come ponte e porta tra oriente ed occidente.
Ridisceso a valle, ho poi camminato in lungo e largo il centro storico di Cosenza, alla ricerca di storie che vogliono e devono essere raccontate, per costruire un ponte tra i BoCs d’artista del lungofiume e la gente che abita vite precarie. Così ho piantato la mia bandiera d’occidente sulle rovine di un antico palazzo crollato nell’aprile scorso. Gli stessi bambini dei quartieri hanno poi voluto improvvisarsi sbandieratori e mi hanno seguito sul fiume, dove hanno visitato curiosi tutti gli studi e gli artisti al lavoro, presentandosi come miei amici e giovani collezionisti, e riportandosi a casa una piccola collezione di disegni.


The earth: you can let yourself be overwhelmed from her or just listen to.
I chose to listen her and walking without over trample, and her strength told me what was to be heard. The inferiority complex and the misunderstood idea of modernity are the basis of the instability of the world. This is clearly perceived in our country and throughout the Mediterranean area. The amnesia of the places disintegrates entire communities producing only wasted lives which scrape the bottom, without producing anything new.
Cosenza, Calabria, Sila, the Arberesche culture, they offered me more than I learned from Levi, De Martino and Pavese.  A conflict of a collapsed civilization that wants to continue to exist, which remains alive under the rubble and talks through underground gashes. I met a land, Calabria, of absolute natural and anthropological power, the strength of a South land that wants to take back and collect and remixing its history and memory.
The Artist residency, located along the river Crati which originates on the west side of the Sila mountains and flows down to the eastern coast, is surrounded by mountains and by an amazing historic center, a group of houses forming a precarious place which lives its own life.
Once again, through my body, I looked for a sense of belonging to the places, an experience necessary to discover the sedimentation of the landscape, its primordial memories, its archives and its meetings with man; experience transformed in actions, paintings and meetings, in order to trigger a debate on the idea of border and landscape, territory, lived, felt and shared.
Starting from Sila mountains, ideal mountain range watershed between East and West, I began my journey of discovery and relationship with these places, continuing to build bridges between the mediterranean mountains, which right now is one of the most interesting area in the world.
So, on these mountains (a bridge between East and West) I waved flags, of these mountains I painted the atmospheres, in these mountains I discovered the strength of ancient cultures coming from the east, the Arberesche. Then, going down, I discovered the amazing beauty of the old town of Cosenza and her inhabitants, a place full of  mountains of ruins, but not dead.
Let’s start to tell these two intense weeks.
The visit to the abandoned village of Cavallerizzo, Kajveric in Arberesche, allowed me to learn about an important story.
In Cavallerizzo is not allowed to enter, since March 2005, a landslide has isolated this ancient Albanian village in the mountains of Calabria. The entire population was transferred to an unnamed village, built on a site geologically even more unstable... all except one, a woman, the only one who still lives in the ghost town, the last Cavalier of Kajveric. Her resistance is lucid and determined. Visiting the village I recorded her words and images, alongside with the houses destroyed, abandoned in a hurry with their cargo of daily humanity. I collected some object found on site, a rose window, a book of Scandberg (the hero of the Albanian resistance) and a phone book of 1992, then, on some of them, I painted the portrait of this woman.
Then, on top of Botte Donato, the highest peak of Sila, I let small and ephemeral traces, important for me in order to represent it (the top) as a bridge and gateway between East and West.
Went back down to the valley, I then walked the length and breadth of the old town of Cosenza, looking for stories which need to be told, to build a bridge between the BOCS artist's residency riverfront and the people who live precarious lives. So, I planted my Western flag on the ruins of an old building collapsed in April. Then, the kids of the neighborhoods who wanted to waving the flags have followed me along the river, where they have curiously visited all the studios and the artists at work, presenting themselves as my friends and young collectors and returning home with a small collection of drawings.