ANGELO BELLOBONO
PROJECTS
BODY LIFE PROGRAM 2003

Weights machines, pills, electrocardiograms, together with DNA based training programs are the essence of the Body Life program. All are created in the laboratory, enhanced by dietary supplements and drugs to overcome physical tiredness, to maximise physical functions and to supersede all human limits.[ read more ]

armi chimiche 2 152x147 cm acrylic on canvas 2004
sears3prog 40x40 cm acrylic on wood 2003
Fat free world acrylic on canvas 40x40 cm 2003
Circuito acrylic on canvas 40x40 cm 2003
MTV viewer 40x40 cm acrylic on canvas 2003
The Jumper acrylic on wood 40x40 cm 2003
Treadmill acrylic on canvas 100x100 cm 2003
The coach acrylic on canvas 100x100 cm 2003
Work out acrylic on wood 30x20 cm 2003
Clubber pastel on paper 22x33 cm 2004
low life wellbeing effort 22x32 cm. acrylic on wood 2009
On the move pastel on paper 23x33 cm 2004
strike pastel on paper 20x30 2004
cardiovisione
Fratelli ormonali acrylic on canvas 40x40 cm 1998
8 o'clock 40x40 cm acrylic on wood 1998
justpeople pastel on paper 20x30 2004
justpeople pastel on paper 20x30 2004

Weights machines, pills, electrocardiograms, together with DNA based training programs are the essence of the Body Life program. All are created in the laboratory, enhanced by dietary supplements and drugs to overcome physical tiredness, to maximise physical functions and to supersede all human limits.
The work of Angelo Bellobono confronts sport with the precision of military technology, where machines and human bodies are elaborated into bio-mechanical structures.
Bellobono’s cold and perceptive eye portrays these artificial forms as the results of a humanity in the process of mutation.  These recoded figures are living architectures, designed as highly refined machines of war. They represent a new computer - projected race, designed to overcome the barriers of pain and bodily structures.
Bellobono’s post-human figures are the result of an empirical computer-like elaboration, which coldly deforms and recodes the visual elements, in order to focus on the rough simplicity of a monochromatic texture.
To the artist, the process of painting is the moment when the mental concept encounters the projectual moment of the work. Bellobono reduces the expressivity of his painting in order to exalt the strength of the form without giving into the temptation of colour and material, thereby giving energy and sense to the visual chaos of daily life.
His personal execution of the painting is based on a rapid and impeccable technique, as if an athlete during a race, where there are no margins for error or recovery.
In order to complete the conceptuality of the work, Bellobono frequently uses videos and performances, together with his paintings. “Wellbeing Program”, the artist’s latest work, is presented as a training circuit, where exercise, diet and dietary supplements work together in order to create an invincible athlete or to give hope to those oppressed by their physical condition.
In “Body Life Program” projected by Bellobono, he considers a new human form, based on a deep metamorphosis of body and lifestyle (diet, breathing and daily activities), where physical exercise is combined with that of pharmaceutical advances.
In Bellobono’s more paradoxical works, he senses a frightening but possible tentative towards a genetic classification and pre-selection; a situation where the “superior” strains of the human race are genetically programmed to dominate the weaker human beings, as the synthetic athletes portrayed in Blade Runner,  reared as the soldiers of the future, capable of resisting any climatic or atmospheric condition.
Above all in his complex research, Bellobono portrays not only the anatomy or muscular armoury of this new hypertrophic humanity, but investigates the instability and interior psychology of these complex personalities.
A consistent part of Bellobono’s work focuses on the faces and expressions of these characters, portraying the strength of the emotions of their personal and desperate need for success. The artist’s virulent and rigorous perspective imprints the anxiety and grotesqueness on the faces of his figures; the expressions of the awareness of the inutility of this synthetic life and the realisation of their continued emptiness, as a state unresponsive to steel and steroids.  

(Lorenzo Canova)

 

Macchine, pasticche ed elettrocardiogrammi, allenamenti progettati sul DNA e sulla struttura muscolare di atleti costruiti in laboratorio, farmaci che annullano la fatica e sostanze chimiche che potenziano tutte le funzioni fisiche, un apparato cardiovascolare programmato per oltrepassare ogni limite dell’organismo: da tempo l’iconografia di Angelo Bellobono si confronta con le tematiche di uno sport che confina sempre di più con la tecnologia militare e che appare diretto ad elaborare un corpo forgiato come la complessa struttura di un congegno biomeccanico.
Bellobono, con un occhio spietato e partecipe, descrive così le forme artificiali di un’umanità mutante, ricodificata come un’architettura vivente e corazzata come un raffinato strumento da guerra: una nuova razza fatta di membra dilatate con gli attrezzi e con la chimica, di sportivi impostati per raggiungere soglie agonistiche sempre più avanzate, di anatomie configurate al computer per varcare gli ostacoli del dolore e della corporeità.
Nella rappresentazione di questa nuova figura postumana, la pittura dell’artista vuole legare così un dichiarato intento narrativo alla ricerca di un’esattezza quasi fotografica, un nitore iconico dove le immagini sono elaborate con un metodo empirico che può trovare tuttavia affinità in un software digitale di deformazione e di ricodificazione dei dati visivi, un processo trattato con un’ottica “fredda”, concentrata nella scabra semplicità della trama monocromatica.
Nella volontà di far confinare la pittura con il momento “mentale” e progettuale del disegno, l’artista sceglie infatti di ridurre deliberatamente il forte impatto espressivo delle sue opere e della sua tessitura pittorica, limitandolo alla sola forza della forma e senza cedere alle lusinghe del colore, in una serrata lotta condotta per comporre e governare la ricorrente tentazione a calarsi nel magma disturbante della materia e nel flusso carezzevole del pennello disteso sul supporto.
Nel suo lavoro, concentrato su iconografie apparentemente banali, Bellobono riesce allora a delineare un tracciato unitario attraverso il caos visivo che accompagna la nostra vita quotidiana, a trovare un percorso compiuto in quel labirinto di immagini a cui il pittore riesce a donare energia, senso e coerenza.
Per aumentare il valore allusivo e quasi simbolico delle sue opere, Bellobono ha deciso di far dialogare frequentemente la sua pittura con il video e con la performance: e proprio la performance appare la dimensione più adatta a definire il lavoro dell’artista, nel suo significato riferibile sia alla prestazione sportiva che all’opera d’arte concepita come una “azione” che confina con la rappresentazione teatrale. Il carattere “performativo” della pittura di Bellobono si definisce tra l’altro anche nei tempi e nei modi della sua esecuzione, basata su una tecnica allo stesso tempo rapida e ineccepibile, una stesura che, come il gesto di un atleta in gara, non prevede il minimo errore, pena una sconfitta irrimediabile che non ammette ripensamenti o rivincite.
L’ultimo ciclo del pittore sembra così organizzare un percorso dove le opere seguono le tracce di una “scheda” di allenamento virtuale, un circuito formato da esercizi e da supporti chimici, un programma concepito per fabbricare atleti invincibili o per dare una speranza a chi cerca di vincere tutti i condizionamenti della propria struttura corporea.
Il Body Life Program messo in scena da Angelo Bellobono prevede dunque l’avvento di una nuova forma umana, fondata su una mutazione fisica e su una profonda metamorfosi dello stile di vita (dall’alimentazione, alla respirazione fino ai minimi gesti quotidiani) che accompagna le grandi trasformazioni imposte dall’articolato incrocio tra i sistemi di preparazione atletica e le tecnologie biofarmaceutiche che favoriscono la crescita ossea e muscolare.
Con lo sguardo sagace che accompagna anche le sue opere più paradossali, Angelo Bellobono avverte però il rischio di un possibile e inquietante tentativo di classificazione e di selezione genetica: una situazione dove le classi “superiori” (progettate per vincere e per dominare) potranno sovrastare l’umanità “inferiore” destinata ad un’inesorabile disfatta, oppure - in una visione degna di Blade Runner - uno scenario dove gli atleti “sintetici” allevati in vitro potranno essere usati come le avanguardie sperimentali dei soldati futuri, guerrieri addestrati per sfidare tutte le possibili avversità e per affrontare il nemico con qualunque tipo di clima e di condizione atmosferica.
Tuttavia, nella sua stratificata ricerca, l’artista non raffigura soltanto le anatomie e le “armature” muscolari di questa nuova umanità ipertrofica, ma vuole indagare anche le inquietudini e le complessità interiori che attraversano le sue molte personalità,.
Il pittore dona in questo modo una nuova dimensione al suo apparato visivo, concentrato in particolare sui volti dei personaggi che diventano i protagonisti di un lungo racconto, di una storia da cui può emergere la loro compiaciuta autocontemplazione, il loro narcisismo quasi disperato o la loro violenta e ossessiva volontà di affermazione.
Con la sua visione caustica e rigorosa, la pittura dell’artista scopre così il tormento, spesso assurdo e grottesco, che accompagna gli sguardi di queste figure, il senso di inutilità e di assenza che accompagna queste esistenze sintetiche, il vuoto che i pesi e gli steroidi non riescono a colmare, in una lucida rappresentazione che, con caustica ironia, ci svela l’irrimediabile solitudine dei giorni vissuti dalla nuova umanità artificiale.

(Lorenzo Canova)